Ennio Borgia e i ragazzi: un incontro con il passato
I ragazzi delle classi terze hanno incontrato Ennio Borgia, l’unico sopravvissuto di Dachau, per ascoltare il suo racconto e la sua esperienza di prigioniero.
Articolo scritto dai reporter del corso di giornalismo web
Gli alunni delle terze hanno incontrato Ennio Borgia, l’unico sopravvissuto del campo nazista di Dachau. Quest’uomo ha raccontato la sofferenza e la strage che avvenne nei campi di concentramento durante il governo di Hitler. La settimana prima gli alunni avevano visto un video in cui lui narrava la sua storia e durante l’incontro gli hanno fatto delle domande per approfondire e conoscere dalle sue parole la sua esperienza. L’incontro si è svolto nell’aula magna della scuola. Ennio Borgia, 89 anni, è arrivato all’incontro accompagnato da Elisa Bonacini, presidente dell’Associazione Un Ricordo per la Pace che scoprì la sua storia. I ragazzi cominciarono a fargli tante domande sulle sensazione e su quello che lui e i suoi compagni subivano in prima persona. Borgia racconto che lui ha preso questo periodo come un’avventura, perché i suoi genitori erano sperati e quindi lui, non avendo molti rapporti con il padre, era contento di stare un po’ lontano da casa, ma soltanto da grande capì il pericolo che aveva passato. Raccontò che lui fu deportato nel febbraio del 1944 mentre cercava di raggiungere il fratello torinese, ma ci fu uno scontro e nella fuga le SS lo catturarono e deportarono. Disse che nei campi le SS non erano buone con nessuno, non avevano pietà e torturavano tutti allo stesso modo; si fece anche degli amici ma purtroppo alcuni li vide morire davanti ai suoi occhi. Lui non subì punizioni molto pesanti rispetto a dei suoi compagni perché era molto giovane, aveva solo 16 anni. Borgia raccontò ai ragazzi che è stata una brutta esperienza perché comunque il clima era molto freddo, si facevano lavori molto pesanti ed era facile morire di qualche malattia, oppure se una persona non era molto in forma veniva direttamente uccisa nei forni crematori.
E’ stato nel campo di Dachau per 10 mesi e alla liberazione trovò una sistemazione a casa della famiglia Smith, che lo accolse.
Quest’uomo, con la sua dolcezza e semplicità, ha lasciato un impronta nel cuore di ogni ragazzo con il suo racconto e ha cantato per loro anche una piccola canzoncina polacca che utilizzava per chiedere del cibo nel campo di concentramento (nel video).
Chiara Ruocco e Eduard Tudor (reporte del corso di giornalismo web)